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Avvisi 28 Gennaio - 4 Febbraio 2024







ü “Festa in Maschera per i ragazzi” sabato alle ore 19:30: iscrizione entro mercoledì presso Tabaccheria, il Noi o dopo le messe.

ü 46a “Giornata nazionale per la vita” «La forza della vita ci sorprende.Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita?» (Mc 8,36)... proposte:

- a Caselle di Nogara venerdì alle ore 21 Worship”, adorazione in musica,

- a Bonferraro/Pampuro sabato e domenica le offerte alle messe e la vendita delle primule per il Centro Aiuto Vita di Nogara in servizio anche per noi.

ü RINNOVO TESSERA NOI scaduta per vivere le attività del Circolo compreso il catechismo anche a Nogara c/o il Circolo alla domenica dalle 15 alle 18 o al termine di ogni messa... 7€ fino a 17 anni e 10€ dai 18 anni




Dal Vangelo di Marco (Mc 1,21-28)

“Insegnava loro come uno che ha autorità”

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafàrnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.






Catechesi: I vizi e le virtù (gola, lussuria,...)

“L’avarizia”

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Proseguiamo le catechesi sui vizi e le virtù e oggi parliamo dell’avarizia, cioè di quella forma di attaccamento al denaro che impedisce all’uomo la generosità.

Non è un peccato che riguarda solo le persone che possiedono ingenti patrimoni, ma un vizio trasversale, che spesso non ha nulla a che vedere con il saldo del conto corrente. È una malattia del cuore, non del portafogli.

Le analisi che i padri del deserto compirono su questo male misero in luce come l’avarizia potesse impadronirsi anche di monaci i quali, dopo aver rinunciato a enormi eredità, nella solitudine della loro cella si erano attaccati ad oggetti di poco valore: non li prestavano, non li condividevano e men che meno erano disposti a regalarli. Un attaccamento a piccole cose, che toglie la libertà. Quegli oggetti diventavano per loro una sorta di feticcio da cui era impossibile staccarsi. Una specie di regressione allo stadio dei bambini che stringono il giocattolo ripetendo: “È mio! È mio!”. In questa rivendicazione si annida un rapporto malato con la realtà, che può sfociare in forme di accaparramento compulsivo o di accumulo patologico.

Per guarire da questa malattia i monaci proponevano un metodo drastico, eppure efficacissimo: la meditazione della morte. Per quanto una persona accumuli beni in questo mondo, di una cosa siamo assolutamente certi: che nella bara essi non ci entreranno. I beni non possiamo portarli con noi! Ecco svelata l’insensatezza di questo vizio. Il legame di possesso che costruiamo con le cose è solo apparente, perché non siamo noi i padroni del mondo: questa terra che amiamo, in verità non è nostra, e noi ci muoviamo su di essa come forestieri e pellegrini (cfr Lv 25,23).

Queste semplici considerazioni ci fanno intuire la follia dell’avarizia, ma anche la sua ragione più recondita. Essa è un tentativo di esorcizzare la paura della morte: cerca sicurezze che in realtà si sbriciolano nel momento stesso in cui le impugniamo. Ricordate la parabola di quell’uomo stolto, la cui campagna aveva offerto una mietitura abbondantissima, e allora si culla nei pensieri su come allargare i suoi magazzini per metterci tutto il raccolto. Quell’uomo aveva calcolato tutto, programmato il futuro. Non aveva però considerato la variabile più sicura della vita: la morte. «Stolto - dice il Vangelo -, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?» (Lc 12,20).

In altri casi, sono i ladri a renderci questo servizio. Anche nei Vangeli essi hanno un buon numero di apparizioni e, sebbene il loro operato sia censurabile, esso può diventare un ammonimento salutare. Così predica Gesù nel discorso della montagna: «Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano» (Mt 6,19-20). Sempre nei racconti dei padri del deserto si narra la vicenda di qualche ladro che sorprende nel sonno il monaco, e gli ruba i pochi beni che custodiva nella cella. Al risveglio, per nulla turbato dall’accaduto, il monaco si mette sulle tracce del ladro e, una volta trovatolo, anziché reclamare la refurtiva, gli consegna le poche cose rimaste dicendo: “Hai dimenticato di prendere queste!”.

Noi, fratelli e sorelle, possiamo essere signori dei beni che possediamo, ma spesso accade il contrario: sono loro alla fine a possederci. Alcuni uomini ricchi non sono più liberi, non hanno più nemmeno il tempo di riposare, devono guardarsi alle spalle perché l’accumulo dei beni esige anche la loro custodia. Sono sempre in ansia perché un patrimonio si costruisce con tanto sudore, ma può sparire in un attimo. Dimenticano la predicazione evangelica, la quale non sostiene che le ricchezze in sé stesse siano un peccato, ma di certo sono una responsabilità. Dio non è povero: è il Signore di tutto, però - scrive san Paolo - «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). È ciò che l’avaro non capisce. Poteva essere motivo di benedizione per molti, e invece si è infilato nel vicolo cieco dell’infelicità. E la vita dell’avaro è brutta.

Ricordo il caso di un signore che ho conosciuto nell’altra diocesi, un uomo ricchissimo, e aveva la mamma ammalata. Lui era sposato. I fratelli si davano il turno per accudire la mamma, e la mamma prendeva uno yogurt, al mattino. Questo signore le dava la metà al mattino per darle l’altra metà al pomeriggio e risparmiare mezzo yogurt. Così è l’avarizia, così è l’attaccamento ai beni. Poi questo signore è morto, e i commenti delle persone che sono andate alla veglia era questo: “Ma, si vede che quest’uomo non ha niente addosso, ha lasciato tutto”. E poi, facendo un po’ di beffa, dicevano: “No, no, non potevano chiudere la bara perché voleva portare tutto con sé”.

Questo, dell’avarizia, fa ridere gli altri: che alla fine dobbiamo dare il nostro corpo e la nostra anima al Signore e dobbiamo lasciare tutto. Stiamo attenti! E siamo generosi, generosi con tutti e generosi con coloro che hanno più bisogno di noi. Grazie.





PREGHIERA PER LA COMUNIONE SPIRITUALE


 

Signore, io credo che sei realmente presente

nel Santissimo Sacramento.

Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia.

Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente,

vieni almeno spiritualmente nel mio cuore

 

(pausa)

 

Come già venuto, io ti abbraccio

e tutto mi unisco a te;

non permettere che mi abbia mai

a separare da te.

Amen






La preghiera nel tempo della fragilità.


O Dio onnipotente ed eterno, ristoro nella fatica, sostegno nella debolezza:
           da Te tutte le creature ricevono energia, esistenza e vita.

Veniamo a Te per invocare la tua misericordia poiché oggi conosciamo ancora

      la fragilità della condizione umana vivendo l’esperienza di una nuova epidemia virale.

Affidiamo a Te gli ammalati e le loro famiglie: porta guarigione al loro corpo,

     alla loro mente e al loro spirito.

Aiuta tutti i membri della società a svolgere il proprio compito e a rafforzare

        lo spirito di solidarietà tra di loro.

Sostieni e conforta i medici e gli operatori sanitari in prima linea e tutti i curanti  nel compimento del loro servizio.

Tu che sei fonte di ogni bene, benedici con abbondanza la famiglia umana,

           allontana da noi ogni male e dona una fede salda a tutti i cristiani.

Liberaci dall’epidemia che ci sta colpendo affinché possiamo ritornare sereni

       alle nostre consuete occupazioni e lodarti e ringraziarti con cuore rinnovato.

In Te noi confidiamo e a Te innalziamo la nostra supplica perché Tu, o Padre,

      sei l’autore della vita, e con il tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, in unità
    con lo Spirito Santo, vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.


Maria, salute degli infermi, prega per noi!

Dal Vangelo di Matteo (25,31-46)

Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ... in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere... ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito... malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ...”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 
 

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