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Un ricordo del passato

Cantiere pulsante di vita nei giorni di lavoro; oasi di pace e serenità nei giorni di Festa. Questo, riflesso alla buona come nello specchio terso delle sue acque correnti, il volto di Bonferraro. Il suo passato però !? ... è vero, non fu sempre così. Il ricordo del passato, l'esperienza del presente spronino i suoi abitanti affinché l'avvenire sia migliore.

 

Andando indietro nel tempo, le prime notizie che abbiamo risalgono all'anno 883 d. C. : Bonferraro è proprietà di Carlo il Grosso, pronipote di Carlo Magno, che regna dall'881 all'887 ed il 15 giugno 883 il modesto monarca regala in località "Moradega", l'attuale Moratica, alcuni campi ai Benedettini, sui quali i benemeriti Monaci costruiscono un monastero ed una chiesa che dedicano a San Pietro Apostolo.

Nel luglio del 1080 Bonferraro con Nogara e Gazzo è diventato proprietà della contessa Matilde di Canossa, donna dotata di spirito gagliardo, di mente virile superiore per cultura al suo tempo. Nei primi giorni di luglio l'imperatore Enrico IV, in aperta lotta contro il Papa Gregorio VII, scende con le sue truppe contro gli "oppida clara" di Nogara e di Bonferraro, vi pone l'assedio sicuro della vittoria. Matilde di Canossa, avvertita tempestivamente, spedisce in tutta fretta validi rinforzi da oltre Pò ed il povero imperatore sconfitto deve battere ritirata.



Nel 1164 passa innanzi al munito castello di Bonferraro l'imperatore Barbarossa, ma non l'attacca. Costeggia minaccioso il Tione per un buon tratto, ritornando poi senza dar battaglia sui luoghi da poco conquistati della Lombardia.


I signori San Bonificio, che da qualche tempo avevano in mano le leve del comando in Verona, circa nel 1240 vengono cacciati da Ezzelino da Romano, despota prepotente e sanguinario. I cacciati si arroccano nelle fortezze di Bonferraro e Villimpenta, poste sul confine. Nel 1243 attorno alle due fortezze s'accende una furibonda battaglia. Ezzelino da Romano ha la meglio; i due castelli diventano proprietà sua; i San Bonifacio cercano rifugio in Mantova. Ivi il conte Riccardo allestisce un discreto esercito, formato in buona parte di fuorusciti, braccati dal tiranno, e da soldati di ventura d'ogni contrada. Appena l'ha ben addestrato, nel maggio 1246 si getta "improvvisamente e con grande impeto su Moratica e Bonferraro. Dopo due giorni d'assedio conquista il forte, uccide i difensori". Avvertito Ezzelino accorre "da Verona con grandissima fretta e contrattacca con forza". La cronaca riferisce che "i soldati di Riccardo si smarrirono talmente per quell'assalto che subito, senza pensare di far difesa si misero in fuga, onde ne furono uccisi molti".


Nel 1404 Francesco Novello di Carrara, padrone mercenario di Verona, vende ai Mantovani per motivi economici il castello Scaligero ed il paese di Villimpenta, che resterà d'ora in poi per sempre mantovana; acconsente che venga abbattuto il castello di Bonferraro e così il paese, fino allora difeso da una guarnigione di soldati, resta del tutto indifeso, alla mercé dei potenti e pericolosi signori Gonzaga. I quali spesso e volentieri - famose fra tutte quelle del luglio 1438 e dell'agosto 1509 - compiono scorrerie su Bonferraro e paesi vicini, perpetrando ogni sorta di ingiustizie.


Nel 1629 Mantova è presa fra le morse d'un feroce assedio. Entro le mura si batte con la forza della disperazione il duca di Nevers, Carlo Gonzaga, sostenuto dai francesi. Attorno alle mura s'accaniscono baldanzose le truppe dell'imperatore di Spagna: 29.000 fanti e 7.000 cavalli, comandati dal conte Rambaldo di Collato. Per tutto quell'anno Bonferraro ospita notevoli contingenti di truppe veneziane, padrone del Veneto, ivi dislocato per contenere le bande alemanne dei feroci Lanzichenecchi, sconfinavano appena lo potevano, nei territori della Serenissima, compiendo razzie e barbarie. Mantova cadrà per tradimento e subirà un sacco atroce. L'alta Italia nei primi 8 mesi del 1630 verrà mietuta dalla peste e Bonferarro è colpito in pieno dal contagio e resta quasi spopolato.


Nei primi giorni del 1797 Mantova apre le porte alle truppe trionfanti di Napoleone, il quale da Mantova punta la sua spada, che finora non ha conosciuto sconfitte, contro le truppe austriache, attestatesi soprattutto sull'Adige e disposte a vendere cara la vita. Bonferraro brulica in questo periodo di truppe francesi, le quali per motivi militari fanno costruire durante la loro permanenza la strada delle Zucche, dai vecchi denominata ancora la strada "de Napolion".


Al fiorir delle guerre del Risorgimento, Bonferraro appare destinato alla lotta di trincea, perché proprio sulla linea del Quadrilatero Mantova-Legnago. Per buona sorte l'urto delle forze italiane preme ogni volta sulla linea Mantova-Peschiera e perciò quelle guerre, gloriose per l'Unità e l'Indipendenza Italiana, passano senza ferite e danni di rilievo. Con l'annessione del Veneto all'Italia (1886) termina per Bonferraro il lungo periglioso periodo di terra di confine di Stato ed ha inizio quello laborioso di terra di confine tra la provincia di Verona e quella di Mantova.


Cessa il furore delle armi; iniziano le lotte politiche. Solo il 23 e 24 aprile 1945 torna a tuonare da oltre Pò il cannone delle truppe anglo-americane. Una cannonata abbatte in via Moratica una casa: sinistro bagliore e colonna di polvere e fumo d'un colossale incendio, che aveva rovinato l'Europa. Il 25 aprile 1945 le truppe americane della Quinta Armata entrano in Bonferraro senza recar danno alcuno. La popolazione le accoglie festosamente: è l'ultima foto del vecchio album, che fissa la fine della guerra 1940-1945. Dopo questa inizia un'era nuova: l'era della libertà democratica.

(tratto da "Bonferraro e la sua storia" di Giovanni Cappelletti, 1962)

 
 

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